Orlando in ordine sparso

Scrivo ora di bellezza mutata

Scrivo ora di bellezza mutata

Così poi le ho parlato ed ho amato

Così poi le ho parlato ed ho amato

Bruciante ruggine facile agganci pensieri macerati

Bruciante ruggine facile agganci pensieri macerati

Procrastini gli spettri così so che esisti

Procrastini gli spettri così so che esisti

Abbracciati bene a radici che incantano anche ferite

Abbracciati bene a radici che incantano anche ferite

Orlando in ordine sparso

Sollecitazioni letterarie, filosofiche e visive si nascondo nelle trame dell’opera di Alessandra Baldoni. Un richiamo seducente ci costringe ad osservare questi scatti fotografici come se stessimo spiando dal buco della serratura. Siamo di fronte ad un’azione sensuale e privata, al centro di tutto c’è una donna con uno specchio, proprio da questo oggetto, simbolo di un’identità illusoria e multipla, scaturiscono una serie di interrogativi.

Fuga ogni dubbio il ritratto noto di un personaggio storico: Orlando. Bellezza e ambiguità delineano i tratti della storia raccontata da Virginia Woolf. L’artista attinge dal capolavoro letterario, per affrontare con il medium fotografico la percezione del sé e dell’essere racchiuso nella categorizzazione di genere.

Dai lunghi sonni e dal risveglio nel corpo di una donna, la vita di Orlando si complica, si scontra con una serie di pregiudizi dati dalla bassa considerazione della donna nell’Inghilterra del XVI secolo, vive con gli zingari, si appassiona di poesia e si circonda di letterati, viene ferito e deriso dalla battute sarcastiche, si innamora di un uomo. Vive sulla sua pelle tutte le problematiche quotidiane di una donna, arrivandone alla consapevolezza.

In questa biografia si condensano la contemporaneità, l’amore descritto e quello reale di Virginia Woolf per la sua amica Vita Sackville West a cui il libro è dedicato.

Orlando è uomo e donna assieme, vive dentro di sé il trambusto dell’identità di genere, del cambiamento e dell’ambiguità che comporta. Questi temi si ritrovano condensati in “Orlando in ordine sparso”, l’opera di Alessandra Baldoni che non si ferma soltanto alla comprensione ed interpretazione del libro della Woolf, lo carica di un’ulteriore riflessione attuale, riprendendo il titolo dall’omonimo libro di poesie di Nicla Vassallo, filosofa che da sempre si occupa delle problematiche identitarie e della femminilità.

L’approccio dell’artista è metaforico, porta alla luce la riflessione sul cambiamento capitato ad Orlando e lo attualizza creando un parallelo con l’uomo contemporaneo che, per comprendere profondamente una donna, dovrebbe spogliarsi dei suoi panni maschili e sopportare per un attimo i cliché della società subiti dall’universo femminile. Alessandra Baldoni sposta il punto di vista e interpreta in maniera sensibile ed estremamente personale il tema cruento della mostra. Partendo da un’indagine letteraria, trasmutando in immagine il significato delle parole racchiuse nel libro della Woolf e nelle poesie della Vassallo, l’artista realizza un’opera con continui rimandi all’esistenza intesa come continuo manifestarsi dell’identità, soffocata spesso dalla società e sopraffatta da desideri latenti che diventano reali cambiamenti soltanto al loro emergere. Così come la storia di Orlando attraversa ben cinque secoli la serie di fotografie ovali con cornici differenti ci permettono di viaggiare nel tempo e nello spazio letterario e figurativo: un percorso fatto di simboli e connessioni che spinge l’osservatore ad esplorare ed esplorarsi.

Quest’opera pensata espressamente per la mostra rappresentata la visione dell’artista: riflettere sulla quotidianità, percepire la sensibilità contemporanea e rintracciarne i simboli che raccontino l’amore, riuscire a penetrare nella letteratura in punta di piedi e farla propria sono le caratteristiche principali del linguaggio poetico di Alessandra Baldoni. Le metafore visive, con accenni e particolari di oggetti reali, diventano un espediente per raccontare l’identità e le storie care all’artista, che sollecitano domande esistenziali in ognuno di noi.

Federica Mariani