Un tempo per noi

1-L’amore genera

L’amore genera

4-Senza titolo 1

Senza titolo

5-Senza titolo 2
Senza titolo
6-L’ingresso del sonno

L’ingresso del sonno

2-L’inizio di molti alfabeti

L’inizio di molti alfabeti

3-Il sentiero dei petali di pietra

I sentieri dei petali di pietra

8-Batti tre volte i tacchi

Batti tre volte i tacchi

7-Tu nelle mie tasche

Tu nelle mie tasche

 

 

 

 

Un tempo per noi

La fotografia narrativa di Alessandra Baldoni

Di Maddalena Rinaldi

                                                                                                                 Orbene, io l’amavo ancora
                                                                                                    e anzi non l’avevo mai amata tanto;
                                                                                  ma non mi era più possibile dargliene la prova.
                                                                                                          E questa era la cosa più terribile.

                                                                                                                                        André Gide

Come un diario segreto di una passione non-vissuta fino a consumarsi lentamente, Un tempo per noi è un’opera fotografica struggente e penetrante al tempo stesso.

Passi, sussurri, parole frantumano lo spazio, tesi a raccontare di un amore perfetto, in un tempo sbagliato.
Pungente e delicata, l’opera di Alessandra Baldoni trascina in una narrazione sublime, fino a far arrossire chi la guarda, ricostruendo parte di quelle vicende che l’innamorato attraversa, spinto dal desiderio amoroso. Un desiderio da se stesso negato. Parole scritte, parole non dette, parole immaginate nella mente di chi è partecipe di un amore difficile, di un amore tormentato. Illusioni e discussioni nascono dal desiderio dell’innamorato che sogna un’eterna unione, ma teme, al contempo, di svelarla e di svelarsi a se stesso.
Un tempo per noi narra l’apologia di un amore straziante attraversandone fasi e percorsi, con una sapiente eleganza dai toni pacati e sobri di grida sommesse: ed è qui che risiede l’eccezionalità dell’opera fotografica composita di Alessandra Baldoni. Con un sublime equilibrio statico l’artista narra lo strazio vessante dei soggetti innamorati attraverso scatti che, come capitoli di un libro, l’uno dopo l’altro compongono il racconto, silenziosamente. Dall’inizio della passione con l’Origine di molti alfabeti, alla magia a cui alludono L’inizio del sonno e Batti tre volte i tacchi, passando per il Sentiero dei petali di pietra, che collega tra loro i frammenti, fino alla forza del sigillo che consacrala passione in Tu nelle mie tasche, l’opera trascina lo spettatore in una visione onirica di un amore sottratto.
Tracce sottili, nelle immagini, come segni incorporei di una straniante consistenza, lasciano intendere, alludono, dichiarano con potenza e perentorietà. É allora il rosso delle scarpe a ribadire con ridondanza la passione travolgente del sentimento, ma anche la delicatezza dei petali che tracciano nello spazio della narrazione quella trama cromatica che guida lo sguardo dello spettatore. Uno sguardo che ritorna, infine, sugli innamorati velati.
Con un esplicito rimando all’opera di Magritte, la Baldoni costruisce l’aspetto visivo della passione amorosa agendo per accumulazione di memorie, narrando con frammenti di senso e stratificazioni di significati. Dietro quei veli cremisi i soggetti amorosi hanno celato la loro identità e nascosto il loro amore, rinunciandovi, nell’attesa di un tempo per viverlo non solo nel sogno e nel desiderio.
Un tempo altro, della possibilità e della perfezione, un tempo in cui quel velo sarà squarciato.

Francesca Duranti

[….]Storie di dolore  di “mancanza” di un amore mai vissuto o perduto per sempre, di un lui e una lei, in un tempo e nelle circostanze sbagliate, un amore surreale che ha il volto coperto di sposi non consacrati, legati solo da promesse notturne appena pronunciate. Simboli, oggetti, parole, frammenti di poesia visiva raccontati in  Un tempo per noi: otto scatti fermati da  Alessandra Baldoni che indagano il sentimento assoluto e unico in un paesaggio surreale dai colori virati immerso in un silenzio fiabesco dove i personaggi sembra si siano allontanati per far posto alle storie dei “grandi” quelli che feriti nell’anima spesso non sognano più (Senza titolo 1-2), che tengono stretti amuleti nella speranza che l’amore ritorni ( Tu nelle mie tasche), che pregano canti erotici (L’ingresso del sonno), che cercano in una vecchia fiaba la formula magica per annullare la distanza  tra loro e chi ancora amano, indossando un paio di scarpette rosse (Batti tre volte i tacchi). I volti coperti dei protagonisti, surreali, macabri, innamorati, non sono  altro che il ritratto di tutti noi. L’identificazione è uno stato che segna il vivere nelle immagini della Baldoni, e in Love story, diario di un amore profondo che non c’è più, ventuno scatti di oggetti di un amore che li ha contaminati,  che colgono l’essenza del dolore quotidiano, della “mancanza” incessante, in una silenziosa lacerazione che non si rimargina mai,  ci si interroga nella consapevolezza che perdere un amore presuppone l’averlo avuto prima, per questo nonostante   la necessità del voler dimenticare  appare più dolce la perdita rispetto a guadagni facili non richiesti.